Lago d’Orta, trattorie e glicine in fiore: vacanza disorganizzata, felicità improvvisata

Avevo bisogno di staccare.
Non nel senso “mi prendo una settimana detox e vado a Bali a ritrovare me stessa”, ma nel senso “fatemi respirare che se apro un’altra mail con oggetto ‘Gentile Cliente’ mi butto nel Po”.
Così abbiamo caricato la macchina – noi, un bimbo di 6 anni e il bisogno disperato di fare niente con stile – e siamo partiti.

Fermata 1: Borgomanero e il vitello tonnato della pace

A metà strada tra l’ufficio e il relax, ci siamo fermati a Borgomanero, che già dal nome ti immagini gli artigiani e le case in pietra.
Siamo finiti alla Trattoria del Ciclista, un posto dove la carta dei vini è scritta a penna e il cameriere potrebbe essere tuo zio (quello che ti versa da bere prima che tu dica sì).
Vitello tonnato, agnolotti e via: siamo ufficialmente in vacanza.

Orta? No grazie. Pella tutta la vita

Abbiamo provato a passare da Orta, ma era piena come un concerto degli Articolo 31 ai tempi d’oro.
Parcheggi esauriti, gente in infradito ovunque.
Svolta decisa verso Pella: più tranquilla, più vera, e soprattutto con una gelateria che salva i nervi e un parco giochi che salva i genitori.
Poi capatina ad Ameno (sì, si chiama proprio così), che è un borgo così carino che ci puoi giocare a nascondino senza che nessuno ti guardi male.

Arrivo al Seme di Faggio: silenzio, legno e soppalchi da esploratori

Entrare al Seme di Faggio è un po’ come togliersi le scarpe strette dopo una giornata intera.
Camera fresca, pulita, silenziosa. Un soppalco che per un bambino è la versione rustica di un parco avventura.
E finalmente: nessuno che bussa, nessuno che risponde “Inoltro a chi di competenza”.
Solo legno, piumoni e la sensazione che lì, davvero, il tempo ha deciso di prendersela comoda.

A cena con birra e poi a Miasino, dove la chiesa fa la diva

Per cena siamo andati al Cantuccio, che è una birreria ma sembra una scena di “Una poltrona per due” se al posto della borsa valori ci metti il luppolo.
Dopo, passeggiata digestiva fino alla chiesa di San Rocco a Miasino.
Spoiler: di notte è talmente bella che ti viene voglia di convertirti, anche solo per andarci ogni sera.

Gita con panino, sentieri con QR code e bambini stanchi (ma felici)

Il giorno dopo abbiamo deciso che serviva natura vera, quella dove se dimentichi l’antizanzare te ne penti.
Ad Ameno hanno avuto la brillante idea di mettere i QR code in piazza per scaricare i sentieri.
Noi, moderni ma cauti (😏), abbiamo scelto l’anello azzurro, 6 km soft-core: fattorie, fiori, torrenti, cavalli che ti guardano storto e una toma che sa di bosco.
Panino sul sasso, piedi a mollo, e un bimbo che non ha mai chiesto “Quanto manca?”.
Quasi miracolo.

Glicine, scivoli e Omegna con vista

Nel pomeriggio ci siamo lanciati su un altro parco giochi (Miasino again), con glicine in fiore e giochi nuovi di pacca.
Poi cena con un’amica a Omegna, al ristorante Punti di Vista.
Terrazza sul lago, menu per tutti i gusti, prezzi che non ti fanno sentire Jeff Bezos sotto antistaminico.
Clima perfetto per raccontarsi la vita tra un bicchiere e l’altro.

Ultimo giorno: battello per l’isola e saluti in più lingue

Colazione al Seme di Faggio (che chiamarla “colazione” è riduttivo, sembrava il brunch di un agriturismo con l’autostima alta).
Salutiamo Sara, la padrona di casa, e ci esercitiamo con l’inglese base con i turisti stranieri.
Poi via, battello da Pella per l’Isola di San Giulio: atmosfera mistica, ma zero stress.
Al rientro, gelato e aperitivo, ché le buone abitudini vanno mantenute.

The Grand Finale: Alzo, dolci buoni e vista da calendario

Ultima tappa: Alzo, che oltre ad avere un nome che sembra un comando, ti offre tre cose imprescindibili:

  1. Osteria del Gallo, con dolci che ti fanno rivalutare il concetto di “avanzare qualcosa”
  2. Parco giochi-belvedere, dove i bambini giocano e tu ti sdrai all’ombra della chiesetta a guardare il lago
  3. Una vista sull’isola e su Miasino che nemmeno le stories riescono a raccontare decentemente

Morale della favola?

Se vuoi ritrovare un po’ di pace, lentezza e ironia, basta poco: una macchina mezza carica, un bimbo curioso, un paio di panini con toma, e il numero di Sara del Seme di Faggio salvato nei preferiti.
Tutto il resto… può aspettare.

×